Il gioco, lo sport, la libertà.
quelli che propongo qui sono una serie di lavori realizzati prevalentemente su vinile, vecchi LP a 33 giri ormai inascoltati, che amici e parenti mi hanno regalato perché dessi loro nuova vita. In realtà c’è anche un quadro ma ne parlerò a suo tempo.
Sono tutti dipinti con colori acrilici. Faccio una premessa: una delle caratteristiche del mio lavoro, è quella di non avere mai zone piatte ed omogenee, ma invece di fondere costantemente colori, luci ed ombre, per conferire movimento, energia alla scena. Rispetto ai colori ad olio, in cui questo lo posso ottenere fondendo e sfumando i colori, qui, ho optato per l’uso di segni grafici, ed in particolare modo di puntini colorati. Mi sembra che la loro presenza conferisca brio, vivacità alla composizione, e per questo li ho scelti.
Come anticipato dal titolo, i soggetti sono il gioco, lo sport, la libertà. Ho rappresentato gli skaters ed i surfisti. Attività fisiche, sportive, già presenti negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, anticipatrici di quella controcultura che troverà negli anni ’70 il suo apice. Insomma qualcosa che va oltre lo sport, ma che contiene un elemento di contestazione, di affermazione di libertà ed autonomia rispetto alla Società.
Lo skateboarding è infatti una cultura i cui membri resistono attivamente al costante tentativo di istituzionalizzare e integrare l’adolescente nei riti del commercio e del consumo che la sua vita parallela come skater rifiuta o risemantizza secondo regole proprie.
da Tavole ribelli, di Flavio Pintarelli, articolo con molti spunti interessanti.
Prima che la mania del surf venisse servita in pasto al grande pubblico, la sottocultura surf alle Hawaii e negli Stati Uniti era composta, in larga parte, da comunità di persone non salariate che rifiutavano l’etica del lavoro e vivevano in spiaggia , con le onde e per le onde.
da Surf e rifiuto dell’etica del lavoro. Incontro e scontro tra una controcultura e il capitalismo
