Capitolo I.

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L’uomo

 

Al centro della mia ricerca c’è l’Uomo. E’ un tema che appena lo si affronta dilata i suoi confini in ogni direzione, senza argine possibile. Sicuramente sarebbe stato più saggio limitare il campo, ma inconsapevolmente la strada che ho percorso nel tempo, è stata quella di partire da prospettive diverse: il Soggetto, il rapporto con la Società, col Mondo, …  in una sorta di accerchiamento. Se come spero, un qualcosa infine emerge, è solo per il progressivo delinearsi dei contorni, dall’erosione del campo Negativo da cui affiora.

Un po’ saggio, un po’ biografia, un po’ appunti di viaggio questa è l’idea.

il ritratto impossibile

 

L’approccio più diretto al teme e che affronto in questo primo capitolo è quello del Soggetto o dell’Individuo.

SENZA CORNICE

 

L’idea del quadro è nata da un collezionista che mi ha informato che avrebbe incorniciato una mia tela con una grossa cornice barocca dorata. La cosa mi ha sorpreso molto, perché non mi sembra che le mie tele si prestino a questo.

Allora quasi per scherzo la cornice l’ho messa io. La tela poi è di quelle col margine alto 5 cm, di quelle che per definizione non hanno bisogno di cornice. Quindi è un quadro da appendere senza cornice, anche se la cornice c’è, solo che è dipinta. Nulla toglie però che provocatoriamente si potrebbe  aggiungere una cornice reale, esageratamente barocca anche quella, con un effetto iperbolico che potrebbe comunque rivelarsi denso di significati. L’ambivalenza che tanto spazio aveva agli inizi della mia carriera ha avuto un pretesto ed un occasione di tornare.

Ceci n’est pas une pipe

Il titolo che inizialmente avevo dato era Fake. Sempre per il gioco di ambivalenze mi sembrava che quello che avevo creato deviasse da tutti i generi, da tutti gli obiettivi. Si presenta come un ritratto ma il volto è quasi interamente coperto, può sembrare un nudo ma anche in questo devia dall’obiettivo, sembra incorniciato ma è solo finzione.

Una cosa lo accomuna con tutto quello che ho fatto in questo 2023: l’irruzione di una parte estranea, in bianco e nero, in cui le forme iniziano anche a sfaldarsi un po’, o in alternativa due o tre colori che si contendono lo spazio della tela, antagonisti e complementari.

1/2 – 2/1

 

Il Titolo qui è un puro gioco di segni. Quasi un matema alla maniera di Lacan. Una formula invertita. Quel che è sopra nell’altro è sotto. La statua, qui è il volto là è il corpo, e viceversa. Gioco di opposizioni, di slittamenti, di segni in attesa di un significato.

Eppure non sono segni neutri, tanto ne emerge: antico e moderno; vivo e morto; opposizione e derivazione. E poi come leggere i supporti che reggono la struttura che non si regge mai da sé. Più che una interpretazione a posteriori, posso dire che mentre dipingevo questi due quadri ero impegnato nella lettura de Il coraggio delle verità e Soggettività e verità, gli ultimi due corsi tenuti da Michel Foucault al College de France prima della sua prematura scomparsa.

Come ho già detto e come ripeterò, non c’è l’intento di esprimere un’idea o la traduzione in pittura di un pensiero. Quello che dico sui quadri lo dico da spettatore, da creatore che quando ha iniziato non aveva nessuna idea di dove sarebbe andato a parare. Dico però anche che sicuramente quello che vivo, quello che vedo, che leggo, … sono necessariamente i punti di partenza o di approdo, anche se rivisti, stravolti, rivoltati. E questo a volte succede subito, a volte a distanza anche di molto tempo.

In quelle due lezioni di Foucault, di cui parlerò a parte nel Blog più approfonditamente, l’antichità greca e romana vengono analizzate nel loro rapporto con quella che oggi chiamiamo sessualità, e nel rapporto del Soggetto con la Verità. Mi sembra di poter leggere quindi la Statuaria come una metafora della cultura antica che ancora in parte ci costituisce come uomini.

E poi anche qui, come già accennavo per Cornice, la presenza di una zona in bianco e nero che quasi doppia e rinforza le altre contrapposizioni, pur nella continuità dell’immagine.

DUE COLORI

 

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